Gabriele D’Andrea è nato a Gaeta l’8 giugno 1941 vive a San Bonifacio, in provincia di Verona, dal 1980: sposato con Fiorenza Abram, ex fotografa professionale di San Bonifacio, e ha un figlio di nome Diego, coniugato con Vanesa, e due nipoti: Edoardo ed Alessandro. Ha lavorato nel settore idraulico, metalmeccanico, petrolifero e portuale nonché avicolo, ed è in pensione dall’anno 2000. Ha fatto, e fa parte di numerose associazioni culturali. E’ appassionato di Storia, Archeologia e Paleontologia. Ha scritto una autobiografia sul numero 29 dei quaderni culturali di “Coalonga” e, sul numero 30 dei medesimi, una breve storia sulla presenza della Associazione Marinara di San Bonifacio (A.N.M.I.) di cui è socio. Appassionato di poesia, compone liriche dal lontano 1963. Con il libro L’Abbraccio dell’Universo è alla sua prima raccolta e pubblicazione.
L’Abbraccio dell’Universo
La poetica di Gabriele D’Andrea parte dagli anni in cui lo stupore ispirava l’anima e la commozione il cuore. Parte da una terra lontana, baciata dal sole e accarezzata dalla brezza del mare. Si snodano i pensieri lungo la linea del tempo, tracciano emozioni che lasciano impronte indelebili, testimonianze di eventi, di luoghi, di genti antiche. Ma anche di affetti, di sentimenti e avvenimenti recenti che alimentano la vena poetica di Gabriele, ancora pulsante e generosa. La sua eclettica esperienza di vita in luoghi diversi, ben si coglie nello scorrere dei versi, così come la sua passione per la Storia e l’Archeologia. L’amore per la terra natia, e in particolare per la vita di mare, permea profondamente le sue liriche; accento nostalgico, ma anche di estrema durezza per lo sconforto e l’abbandono in cui giacciono luoghi amati straziati dalla inettitudine e dall’incuria. Non fuggono alla percezione lirica di Gabriele sottili ed intense riflessioni filosofiche ed esistenziali che si traducono in versi quali esplosioni della mente proiettate dal magma dell’inconscio… A voler tracciare l’identità stilistica di Gabriele D’Andrea ci si deve necessariamente richiamare ad un linguaggio spesso retorico, a volte impreziosito da termini lessicali arcaici di matrice classica; un linguaggio che si snoda in liriche prevalentemente brevi, privo di parola superflue e ridondanti, con incursioni qua e là di metafore e similitudini, raramente inciampando in assonanze e/o in rime (RISORGI). I componimenti lirici, in versi sciolti e senza schemi metrici predefiniti, spesso si esauriscono in immagini evocative immediate, a voler trattenere una emozione, una riflessione, oppure una semplice constatazione.